Messaggio di maitreya del

20 maggio 2011 480

Possa l’eterno firmamento, acquisendo la forma della Terra, assorbire il saṃsāra nella vacuità (Śūnyatā) e liberazione (mokṣa).

Come la meravigliosa irradiazione luminosa della luna, possa il mondo essere avvolto dalla fede.

Come la gloriosa irradiazione luminosa del sole, possa il mondo essere circondato da perfetta saggezza.

Come il suono della conchiglia, possa il mondo risuonare con il dharma.

Come il portatore di dorje (vajradhara), possa il mondo essere irremovibile nell’amore dell’anima (ātma), dell’anima suprema (paratma) e del non sé (anātman).

Come il loto dagli otto petali emana la fragranza della reminiscenza divina, possa il mondo essere intriso di moralità, saggezza ed estasi meditativa.

Mi inchino in onore del Signore Maitriya e dei seguaci di tutte le religioni.

I sei anni di meditazione sono stati completati allo scopo di cercare la via più pura per ottenere la pace nel mondo e la liberazione di tutti gli esseri viventi.

Quello di oggi è un giorno benedetto e di grande auspicio, estremamente difficile da raggiungere.

In quest’era, il Kali Yuga, il mondo è caduto nella trappola della ruota del Saṃsāra e si è trasformato in un mondo che vaga senza meta.

Sto risvegliando il mondo, che era dopo era viene influenzato dalle circostanze, con i sentimenti di amore e compassione di Maitriya-nātha.

Per il mondo questo è un tema insondabile.

Il Signore Maitriya è già venuto quattro volte in questo mondo…

tuttavia se ne è andato, lasciando solo la Sua voce.

Trentacinque mila anni fa, grazie ai precetti, alla saggezza e alle capacità meditative dimostrate, migliaia di bodhisattva poterono diventare arhat.

Mille anni dopo, nacquero due sorelle.

In quel tempo, la sorella maggiore assunse la forma di un Bodhisattva.

La sorella più giovane raggiunse la perfezione miracolosa e voleva distruggere il saṃsāra.

Le due sorelle si chiamavano Bodhi Shravan e Mohima.

Poi, nel clan dei Śākya, grazie all’estasi precedente, nacque il Buddha Gautama Siddharta.

Buddha Gautama Siddharta, alla ricerca ancora una volta dell’estasi meditativa passata, si allontanò da casa per potersi concentrare.

Avendo continuato la meditazione precedente (meditazione sul ricordo di vite passate e precedenti) e avendo raggiunto il Purva Gyan Siddhi (perfetta saggezza conoscitiva delle vite passate), ristabilì i precetti morali, il discernimento e il samādhi nel mondo.

Mentre stava ottenendo il Nirvana finale, assorto nel samādhi, ricevette direttamente il darshan del Signore Maitriya.

Due mila anni fa, Mi trovavo su questa Terra. A quel tempo, meditavo, solo.

Mentre ero in quello stato, la Mia transizione accadde per un fatto estremamente barbaro: fui ucciso.

Negli ultimi 75 giorni, ho sperimentato la morte di quella situazione.

Per liberare questo mondo, ho errato in quella forma di coscienza per 2000 anni ed è stato doloroso.

Improvvisamente vi fu il rumore di un fulmine e potei nascere dal grembo di mia madre.

“Poco dopo la nascita, entrerai in meditazione”.

Questo pensiero sopraffaceva la mia memoria subconscia.

Dopo sei o sette anni, grazie al grembo di Mia madre e al tocco dell’amore, tornò alla memoria il mondo (la Mia meta) che era stato dimenticato.

Un giorno, una persona molto grande (un colosso) vestita di bianco, tenne un discorso solenne.

Giorno dopo giorno, venivano rivelate le informazioni della meditazione passata.

Nel frattempo, all’età di otto o nove anni, ebbi una visione miracolosa.

Poco lontano dal villaggio di Ratanpur, una famiglia di etnia Tharu aveva portato un corpo da cremare.

Io stavo giocando insieme ai miei amici.

Improvvisamente, vidi la luminosa pira funebre.

Ebbi la visione di un raggio di luce brillante che trafiggeva il cielo.

La luce brillante era di colore verde e giallo.

Da quel momento, giorno dopo giorno potei ricordarmi la saggezza passata.

Con la luminosa irradiazione della pira funebre, diventavo sempre più consapevole che, così come succede dopo la morte, gli esseri umani potevano raggiungere la liberazione.

In seguito, fu possibile ricordare la meditazione passata.

Per via di quella luce brillante, ora era necessario trovare un posto dove poter stare tranquilli e concentrarsi.

Avendo ricordato la meditazione precedente, partendo dal 7° cakra sino al Brahma cakra, le afflizioni (kleśa) e le illusioni (mara) furono distrutte e un cumulo di luce invisibile entrò nel mio corpo.

In quello stato, essendo tutt’uno con l’acqua, l’etere, il cielo, la terra e il sole, potei ottenere tutti i nutrimenti necessari attraverso la meditazione.

In seguito, le funzioni del corpo rallentarono e mi fu possibile ibernare.

Avendo mantenuto la stessa āsana (posizione) per dieci mesi, a causa del freddo della terra, della pioggia di nuvole di temporale, della nebbia dovuta alle basse temperature, il vestito che ricopriva il mio corpo si era assottigliato di molto.

Guardandomi dietro, vidi che le termiti mi avevano mangiato gli abiti.

Cercai di muovermi. Il corpo era tutto indolenzito e non avvertivo né fame né freddo. Tutto il mondo non credeva alla mia pratica di purificazione energetica (tapasya charya).

La mia routine quotidiana era difficile da accettare per il mondo.

Tutti i giorni vedo molta gente scettica.

Coloro che arrivano a cogliere il Maitriya interiore riescono ad essere ottimisti, a lasciarsi sopraffare dalla verità.

Coloro che, acquisendo la forma errata, fanno espiazioni, sono sopraffatti dal pessimismo.

Se, nella ricerca del corpo cosmico del grande veicolo (mahayana Dharmakāya), i miei aggregati fisici non si conservano, che messaggio posso trasmettere al mondo?

E mentre ero costantemente e risolutamente concentrato nella meditazione sulla saggezza che avevo ricevuto per il mondo, di sera udì una voce dal cielo che sembrava dire:

“Ei! Tapasvi Muni, morirai, svegliati, svegliati, svegliati!”

Mi trovai faccia a faccia con questa visione benedetta divina; i Suoi occhi brillavano di verde e di giallo.

La luce entrò nel mio corpo manifestando il potere del fuoco.

Dopo questo accadimento, alcune persone, non contente, si preparavano ad attaccare questo corpo emaciato.

I ricordi del corpo emaciato cambiarono.

Puntando verso sud rispetto alla prima tappa, alla ricerca di un posto per stare solo, ritornarono alla mente i membri del vecchio comitato.

Per non preoccuparli, li attesi sin dal mattino sotto l’albero di payer.

Verso le otto o le nove del mattino, nella foresta solitaria, annunciato dal suono di passi arrivò un gruppo di 7 persone per incontrarmi; esse 67. avevano i cuori intrisi di fede e devozione e gli occhi pieni di lacrime.

Queste sette persone praticarono il Dharma in vite precedenti.

Con il cuore intriso di fede e devozione e con le lacrime agli occhi, le sette persone chiesero: “Cosa non abbiamo fatto?” esprimendo così i sentimenti di Maitriya e compassione.

Una volta compresa la spiegazione, si lasciarono alle spalle tutti i problemi ed io andai avanti per la mia strada.

Da quel momento e per nove giorni, affrontai un lungo viaggio in “meditazione in piedi” (da sveglio).

Nella giungla, attraversai una gola aperta che ospitava elefanti, tigri, cervi, antilopi, leopardi, conigli, orsi, cavalli selvaggi, scimmie, pavoni e altri esseri, uccelli, alberi.

A Chitwan scorre un fiume con le sue correnti.

Di notte, mentre stavo attraversando il fiume puntando verso sud in stato meditativo, udii una voce: “Ei! Bambino-Saggio, se non ti prenderai cura del tuo corpo, non vivrai a lungo per parlare e allora le forme del Dharma andranno perse!”

Sentendo questa voce divina, ancora una volta mi diressi verso Halkhoria. Una volta arrivato a Halkhoria, avevo già detto di non cercarmi per sei anni; essendo implacabile con me stesso, tuttavia, trovai un odhar (N.d.T. Anfratto nascosto grande abbastanza per una persona, di norma usato dagli animali per nascondersi quando piove) in una collina a nordest di Halkhoria.

Trascorsi tre mesi nella caverna senza acqua, aria o il calore del sole; un giorno, arrivò un cacciatore in cerca di animali.

Vide la caverna.

Il povero cacciatore, avido di carne animale, aspettava fuori.

“Chi c’è là, un uomo o un animale?” gridò tre volte. Allora, mostrai la mano sporgendo anche la testa.

Il povero cacciatore, desideroso e avido di carne animale, si alzò in piedi.

Sto effettuando la meditazione di Maitriya (dhyāna) per la felicità e il benessere del mondo, della giungla e del regno animale, per la conservazione del regno vegetale e anche per il cacciatore stesso.

Ai piedi dell’albero dei desideri, il Banyan di Halkhoria e sotto l’albero Sindhuli di Baghjor, con anima, corpo e parole volti a vedere il saṃsāra del mondo, ricevetti, migliaia di rivelazioni (darshan) di emozioni (bhav), di saggezza (gyan) e di meditazione (dyan) ai piedi dell’albero dei desideri di Halkhoria e nella meravigliosa giungla di Baghjor, così come la comprensione del ciclo della vita e visioni gioiose di vari aspetti (nana asana) del Dharma.

In quel momento, e in quel corpo emaciato, nell’atmosfera di bufera di una notte scura, continuai solo verso Halkhoria e assorto tra anima (atma) e super anima (parmatma) ebbi una visione diretta, faccia a faccia, con Maitriya-nātha.

La rivelazione e le Sue affermazioni, testimoniate in prima persona, non possono ancora essere rese note alla Terra.

Nella saggezza dell’illuminazione, il nostro sembra essere lo stesso corpo di cinque elementi…

così come sembra essere lo stesso, il desiderio di immergersi nei sentimenti di amore (maitri bhavna) e che il mondo intero, unito negli stessi sentimenti per la Terra, trasformi il ciclo mondano della vita in amore e compassione (maitreya e karuna).

Vedendo, attraverso la visione mondana, l’anima, il corpo e le parole, diffondendo le grandi preghiere per la pace nel mondo in tutto il mondo a vantaggio e per il beneficio di tutti gli esseri e per la protezione del regno vegetale, insegnerò la vera comprensione (satyagyan) di tutto l’universo attraverso i precetti e la saggezza (pragya) meditativa (samādhi).

Il perfetto risveglio (samyak-saṃbodhi) viene raggiunto attraverso la saggezza (gyan), i precetti (Śila) e l’estesi meditativa (samādhi).

Con i soli benessere materiale e agiatezza, non è possibile percorrere la via della liberazione (mukti).

Attenendosi ai precetti è possibile ottenere la liberazione dal materialismo mondano, così come dal ciclo di nascita e di morte.

E, se nel nome della religione, si fa mostra di opulenza spirituale (riddhi) e si compiono miracoli, si agisce contro le regole del dharma.

La legge del dharma è di liberare quegli esseri che soffrono per il saṃsāra e che non sono in grado di farlo da soli; mostrare loro la via della liberazione è la legge del dharma.

Vi saranno sofferenza, paura e terrore sino a quando la pratica del risveglio, una conoscenza estremamente pura che supera la mente, grande compassione e illuminazione non saranno la rivelazione della vacuità (Śūnyatā).

Impegnandomi e dedicandomi a salvare gli esseri senzienti del mondo…

Laddove prende forma il samadhi, là c’è il dharma.

Chiunque raggiunga, in questo mondo, la coscienza di Maitriya (amorevole gentilezza)…

Chiunque, tutt’uno con l’anima suprema (parmatma), beva l’elisir del samadhi…

Chiunque, sino alla parte più profonda dell’anima, abbia la forza e la luce della saggezza di Maitriya…

…aprirà le porte del mondo alla comprensione amorevole e al sentire per il mondo (saṃsāra) di Maitriya-nātha.

Vi è la manifestazione diretta dell’essere autentico (puruṣa), del grande essere (maha puruṣa) e del Buddha (Buddha puruṣa).

Laddove vi è l’eterna esistenza di tutta la vita umana, là, la perfezione della vita è il dharma.

Nella perfezione del dharma, vi è Śūnyatā (vuoto).

Trovando il Śūnyatā, vi è illuminazione (buddhatva).

Śūnyatā e buddhatva non hanno né forma né manifestazione;

più forti di un cumulo di memorie di piacere materiale.

All’interno della buddità e del risveglio (buddhatva) vi è pace, principio e si ottiene la liberazione del mondo.

Così sia, così possa essere

Che tutti gli esseri siano in pace, prosperi e felici.

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